Se i piccoli comuni tremano, perché
temono di vedere immolata
la propria identità sulla strada
degli accorpamenti che la Regione
sembra avere convintamente
imboccato, quelli più grandi non
dormono sonni tranquilli. Non
può dirsi tranquilla, soprattutto,
Siracusa che nel «gioco» del varo
delle città e delle aree metropolitane
e dei liberi consorzi di Comuni
potrebbe rimetterci un bel
po` del proprio territorio e conseguentemente
della propria ricchezza
e della propria influenza.
Dopo il deputato regionale
Vincenzo Vinciullo che nei giorni
scorsi ha sollecitato l'assessore
alle autonomie locali Patrizia
Valenti a dare chiarimenti sul lavoro
che sta svolgendo la commissione,
ad agitare a livello locale
le acque, probabilmente tenute
ancora quiete dal clima di
vacanze in cui siamo immersi, è
stato ieri il presidente provinciale
di Confcommercio Sandro Romano
le cui parole suonano come
un campanello d'allarme.
«Secondo la prima bozza sul
riordino del territorio siciliano
di cui ha notizia -dichiara - la nostra
provincia verrebbe smembrata
in favore della città di Catania
che nel frattempo diventerebbe
area metropolitana insieme
a Palermo e a Messina».
In buona sostanza, Siracusa
rischierebbe di perdere tutti i comuni
della zona nord, a cominciare
da quelli dell'area industriale:
Augusta, con il suo importante
porto commerciale,
Melilli e Priolo. Ciò significa che
la ricchezza di questi comuni sarebbe
trasferita dal territorio
della provincia di Siracusa a
quello dell'area metropolitana
di Catania.
Romano vede il rischio di un
declino assai pericoloso per Siracusa,
che verrebbe umiliata, nonostante
la sua gloriosa storia,
con la perdita della fascia più ricca
del suo territorio, dove si trovano
le industrie del polo petrolchimico
più grande d'Europa, e
che produce il 90% del suo pil.
«Ora -dichiara Romano - non
vogliamo fare uno sciocco campanilismo,
ma non possiamo
permettere che una commissione
dell`Assemblea Regionale,
all`interno della quale nessuno
rappresenta Siracusa, senza sentire
il territorio, d`emblée, possa
cancellare anni di storia di sviluppo
pagato anche a carissimo
prezzo. E' stato il popolo siracusano
che alla fine degli anni Cinquanta
ha fatto la scelta di insediare
l`industria (a torto o a ragione,
in questa sede non è importante),
assumendosi tutte le
responsabilità. Il popolo siracusano
ha dovuto convivere, e continua
ancora oggi, con tanti effetti
collaterale che l`industrializzazione
ha determinato».
Conclude il presidente provinciale
di Confcommercio: «In
un momento di grande difficoltà
socio-economica, abbiamo bisogno
di aggregare quante più forze
economiche per attrarre ricchezza
e non di certo disperdere
le energie più importanti a favore
di altri. Pertanto non posiamo
permettere e non permetteremo
che il nostro territorio sia preda
del potere per giochi di poltrone,
poiché convinti che è un popolo,
con la sua storia, che determina i
confini di un territorio.
Chiediamo
al tavolo permanente del lavoro
di intervenire immediatamente
e in modo decisivo, insieme
alla deputazione, ai sindaci
di tutti i nostri comuni e a tutte le
realtà sociali».