Economia criminale «Il pizzo è in discesa ma aumenta l'usura» | Confcommercio - Imprese per l'Italia - Siracusa
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Economia criminale «Il pizzo è in discesa ma aumenta l'usura»

La nuova geografia delle fonti di reddito delle cosche spiegata da Caligiore, coordinatore delle associazioni

Siracusa, 05/11/2013

La crisi ha colpito anche il racket. Si sono ridotte in maniera significativa le entrate per il crimine organizzato, almeno per quanto riguarda la voce "pizzo". Una flessione determinata dalla contrazione delle somme richieste a negozi, pubblici esercizi, piccole imprese. Gli esempi: se prima al titolare di un'attività media venivano chiesti non meno di 1.000 euro, ora se ne chiede la metà, se non ancor meno.

Tutto questo per una ragione ben precisa, spiegata dal coordinatore provinciale dell'Antiracket Paolo Caligiore: «Innanzitutto c'è la consapevolezza che in una fase simile di crisi generale non avrebbe senso chiedere cifre che il negoziante non potrebbe pagare. In più i criminali sanno che pretendere poco significa non motivare il commerciante alla denuncia». Indicativo quanto scoperto dalle recenti indagini delle forze dell'ordine a Cassibile, dove alcuni piccoli commercianti pagavano "solo" 150 euro al mese. «Cifre che però - rileva Caligiore - nell'economia di una piccola impresa, tanto più se già vessata dalla crisi, possono diventare comunque uscite insostenibili.

«È chiaro che per le aziende più grosse, le somme sono più alte, ma sempre al di sotto di quella soglia di tolleranza che induce le vittime a continuare a subire». Tutto ciò comporta l'assenza di denuncia. Per quanto ci sia, per linee generali, più attenzione e maggiore senso di responsabilità verso la lotta al racket, di fatto ancora resta piuttosto diffusa la mentalità di pagare, per non incorrere in problemi o eventuali ritorsioni. E questo resta ancora un ostacolo da superare: «I timori superano la logica. Pagare significa consegnarsi all'illegalità. Significa doversi voltare da un'altra parte se si assiste a un reato, significa doversi piegare alle pretese criminali. E un domani potrebbe anche significare di dover assumere anche chi non si vuole, se non addirittura cedere la propria attività».

Quest'ultimo aspetto è legato a un altro reato, oggi in crescita esponenziale: l'usura. Le denunce sono in numero superiore rispetto a quelle per il racket, ma ancora poche», racconta Caligiore. Le più recenti sono circa una decina. «E anche se fossero cento, sarebbero comunque solo la punta dell'iceberg», prosegue il coordinatore provinciale dell'Antiracket. «Con l'usura, purtroppo, si continua a combattere contro una concezione quantomeno falsata della realtà: contrariamente a quanto accade con l'estortore, visto come il nemico che è, l'usuraio è sentito come un amico che tende la mano al momento del bisogno. È solo alla fine, quando si è perso praticamente tutto, che ci si rende conto».

Il giro dell'usura è oggi milionario. Al "prestito privato" oggi si rivolge non solo l'esercente, l'imprenditore o il commerciante in difficoltà, ma anche chiunque abbia difficoltà ad arrivare alla fine del mese o chi si trova a dover fronteggiare spese impreviste e si è visto chiudere la porta dalle banche».

A contraltare della recrudescenza di racket e usura, la formazione di nuove associazioni antiracket. «Ne stiamo costituendo di nuove e rivitalizzando alcune già esistenti. Antiracket non è una sorta di mediaglietta al collo, ma ferma determinazione nel ripristino della legalità». In questa ottica l'Antiracket intende rinnovare l'iniziativa lanciata lo scorso anno. «Vogliamo riprendere quella passeggiata iniziative a Natale in vari Comuni con passeggiate come lo scorso anno.

Tra queste anche il «Consumo critico», partito con l'adesione di un centinaio di attività, e che oggi, a meno di un anno, sono salite a oltre 250. Non è d'accordo il presidente provinciale di Confcommercio, Sandro Romano: «Che ben vengano iniziative come Consumo critico, ma certo non sono la soluzione. Sarebbe bene che l'Antiracket facesse pressione con i politici perchè si cambino alcune leggi, come quella che consente alle compagnie di rescindere il contratto con il negoziante all'indomani di un attentato. O come quella che permette agli indagati per estorsione o usura di accedere a riti abbreviati o patteggiamenti».

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