Confcommercio lancia un grido di allarme, a tutti i sindaci della provincia di Siracusa, per la situazione drammatica che stanno vivendo oggi i ristoranti, i bar, e tutti i locali di intrattenimento in generale.
Ormai da ben più di un mese e senza una previsione di quando e soprattutto come si potrà avere una reale ripartenza, gli interventi previsti, a tutti i livelli istituzionali, tanto centrale quanto locale, sono totalmente insufficienti.
«Siamo ben consapevoli - dichiara il presidente della Confcommercio Elio Piscitello - che i Comuni sono vittime di questo momento storico, poiché devono, comunque, garantire dei servizi indispensabili per l'intera collettività, tuttavia, la scure dei costi non può abbattersi sempre sulla testa delle piccole attività commerciali a cui oltre al danno economico viene sommata la beffa di pagare le tasse o tributi per una attività di fatto sospesa».
In provincia di Siracusa ci sono oltre 5.000 attività tra pubblici esercizi che rischiano, di non riaprire. «È questo il grido d'allarme - sottolinea il direttore della Confcommercio Francesco Alfieri - che vogliamo sottoporre all'attenzione dei sindaci della provincia. Circa 15.000 famiglie rischiano di non poter mangiare nell'imminente futuro, pertanto, tutti noi siamo chiamati ad un atto di grande «responsabilità sociale». Voi come amministratori, noi come rappresentanti istituzionali delle attività produttive e le aziende, che dovranno investire ancor di più in termini di tempo e di danaro. Questa operazione di «sostegno alle comunità» va fatta insieme, ognuno per la propria parte».
«Registriamo - continua Piscitello - il reale sconforto di tanti operatori del settore che, schiacciati da questo momento storico, ritengono di non poter riaprire la propria attività perché le misure di sostegno per il comparto sono ancora gravemente insufficienti e non si intravedono le condizioni di mercato per poter riaprire».
Secondo le stime effettuate da Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi aderente a Confcommercio, il settore dei pubblici esercizi - bar, ristoranti, pizzerie, catene di ristorazione, catering, discoteche, pasticcerie - con 30 miliardi di euro di perdite, è in uno stato di crisi profonda con il serio rischio di veder chiudere definitivamente, a livello nazionale, almeno 50.000 imprese e di perdere 300 mila posti di lavoro,.
La Confcommercio chiede collaborazione e misure chiare per evitare una ecatombe mai vista, per un settore che rappresenta non soltanto una componente importante del nostro tessuto economico, sociale ed occupazionale, ma anche un fortissimo fattore identitario, culturale e distintivo, oggi, volano turistico di tute le città e dei borghi della provincia.
LE RICHIESTE:
1. sostenere, insieme a noi, nei confronti del Presidente della Regione Siciliana, l'attivazione dell'asporto come già autorizzato dalle regioni Toscana, Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto;
2. mettere a punto, insieme a tutte le parti sociali, un vademecum per la riapertura (che stabilirà il Governo) al fine di condividere le modalità e le procedure e poter dare una comunicazione congiunta;
3. confronto sulle misure da intraprendere per la riapertura dei Pubblici Esercizi rispetto ad una «bozza» presentata al Governo nazionale e ai sindacati dei lavoratori che alleghiamo;
4. abolire il pagamento dell'occupazione del suolo pubblico e della Tari almeno da marzo a settembre di quest'anno, prevedendo poi per l'ultimo trimestre del 2020, se le condizioni lo permetteranno, un importo con forti riduzioni, almeno il 50%;
5. prevedere degli sconti sull'Imu per tutti i proprietari degli immobili che applicheranno un ribasso sui canoni di locazione;
6. concessione di spazi all'aperto più ampi nel periodo di convivenza con il virus, per favorire il distanziamento sociale e permettere agli esercizi di lavorare;
7. risorse vere a fondo perduto, per ciò che è possibile, per le imprese, parametrate alla perdita di fatturato.
Lettera-ai-sindaci-fipe.