Molte battaglie (riforma del lavoro, manifesto
per la crescita, produttività) le hanno combattute
fianco a fianco, ma questa volta è il nodo
Iva a tracciare un solco profondo tra la Confindustria
e le pmi di Rete Imprese Italia.
«La disperazione delle piccole imprese che noi
oggi cerchiamo di rappresentare alla politica - ha
detto Carlo Sangalli, presidente di turno di Rete
Imprese e numero uno di Confcommercio - deriva
anche da una domanda interna desolatamente
ferma, che pesa per l`80% del Pil. Per questo
motivo chiediamo di archiviare definitivamente
l`aumento dell`Iva ed è questo punto che ci divide
dal manifesto della Confindustria», che invece
indica quale priorità per finanziare il pacchetto
di proposte l`aumento dell`Iva.
Oltre 30mila imprenditori e 300 associazioni
territoriali hanno partecipato alla mobilitazione
di Rete Imprese, che nell`agenda presentata oggi
da Sangalli chiede alla politica «una svolta puntando
sulla ripresa.
Nel 2012 ha chiuso un`impresa al minuto», ha
detto Sangalli affiancato dai presidenti delle altre
organizzazioni aderenti, Basso (Casartigiani),
Venturi (Confesercenti), Malavasi (Cna), Merletti
(Confartigianato), ricordando ai candidati che
«senza impresa non c`è futuro nè salvezza per l`Italia
», paese dove più che altrove «il tessuto produttivo
è legato indissolubilmente alle Pmi». Due
milioni e mezzo di aziende, che occupano 14
milioni di addetti e che oggi rivendicano il proprio
peso.
«Ci fa piacere che in molti programmi ritroviamo
le nostre istanze, in tema di calo delle tasse e
semplificazione - ha detto -. Bene la proposta di
Monti di riduzione dell`Irap ma vigileremo affinchè
non siano solo programma stagionali. Rete
Imprese - avverte - non farà sconti».
Le Pmi chiedono «un paese normale», dove il
peso delle tasse per chi è in regola non sia oltre il
56% e le aziende non debbano sobbarcarsi 120
adempimenti l`anno, uno ogni 3 giorni.
Commercianti, artigiani, piccole imprese del
manifatturiero, turismo, servizi hanno manifestato
in 80 piazze: a Napoli è stato distribuito gratis
pane fresco ai passanti, stese mutande in piazza
a Padova con la scritta «ridotti così», imprenditori
hanno sfilato in corteo a Terni, a Bari hanno
simbolicamente consegnato le chiavi delle loro
attività. Da Nord a Sud il grido è stato unanime:
«ora basta, siamo esasperati». Fisco in prima battuta,
poi semplificazione, riforma del lavoro, credito,
infrastrutture tra i 12 punti del dossier di 30
pagine «le nostre ragioni».
Per tornare a crescere servono riduzione della
pressione fiscale (niente aumento Iva, razionalizzazione
dell`Irpef, taglio dell`Irap, revisione della
riscossione coattiva); maggior flusso di credito,
avanti tutta con le semplificazioni. In tema di
lavoro, lancio del nuovo apprendistato, sostegno
al welfare contrattuale bilaterale, stop alla solidarietà
impropria tra i settori, con la revisione dei
versamenti per l`indennità di malattia a carico di
commercio e artigianato, il cui tiraggio è più basso
di altri. E ancora, investimenti in infrastrutture
ed energia; sostegno all`export delle imprese
e alla leva turismo.