«Con l`aumento dell`Iva dal 21 al 22%, circa 150
negozi in provincia di Siracusa chiuderanno,
ma il dato potrebbe crescere a dismisura». Lo afferma,
Sandro Romano, presidente provinciale
Confcommercio, secondo il quale «visto le condizioni
socio - economiche che ci ritroviamo
ad affrontare, il 2013 potrebbe chiudersi con
un saldo ancora più negativo, cioè con quasi
300 attività in meno».
Se dovesse passare l`aumento dell`imposta,
già proposta dal governo Monti, si penalizzerebbe
la distribuzione e il potere d`acquisto dei
consumatori. L`aumento del 1% dovrebbe partire
nel mese di luglio e dovrebbe produrre un
gettito di 3 miliardi, ma la preoccupazione delle
categorie è un`altra: «Potrebbe sortire l`effetto
opposto, abbassando ancora di più i consumi,
portando ulteriori riscontri negativi. Al danno
anche la beffa, quella di perdere anziché d`incassare.
Noi commercianti rischiamo molto, in
quanto l`aumento dell`imposta farà quasi sicuramente
contrarre i consumi, che per noi si tradurrà
in meno guadagno e meno lavoro. Il problema
non è solo di chi possiede un`attività, ma
è di tutti, perché ogni singola persona fa acquisti
e necessità di beni».
Il governo attuale, ha ereditato il compito di
adempiere all`incremento d`imposta, che era
stato già deciso nel 2011. «Due anni fa, il governo,
portò l`Iva dal 20 al 21%. In seguito sarebbe
aumentato di un altro punto (nel gennaio 2013)
poi slittato a luglio. Se l`attuale premier, Letta,
consentirà l`aumento dell`imposta, saremo costretti
a scendere in piazza ed organizzare una
vera mobilitazione sia a livello nazionale che locale
». E` stato calcolato che i consumi sono crollati
di una percentuale pari quasi al 5%. «Secondo
un`indagine di mercato a livello nazionale ci
sarà ancora un calo di acquisti. Le attività stanno
per collassare. Nel 2012 - conclude Romano
- sono diversi i negozi nel siracusano che hanno
chiuso, tra questi alcuni erano gestiti da commercianti
storici». I dati sul decremento della
domanda interna preoccupano molto a livello
nazionale.
«Il presidente nazionale di Confcommercio
Sangalli, ha recentemente dichiarato
che fra investimenti e consumi, la domanda interna
muove l`80 per cento del Pil. Ora è ferma.
Motivo per cui l`aumento dell`aliquota significherà
assestarle un colpo. Per i commercianti in
crisi servirebbe un segnale forte da parte delle
istituzioni, come l`Imu e la Tares sui rifiuti, che
dovranno essere rimodulati sulla tipologia di attività
per evitare che alcuni esercenti paghino
indiscriminatamente».
Il commercio dunque fatica
a crescere o addirittura a sopravvivere vista
la scarsa domanda e l`impossibilità dei consumatori
di sostenere gli acquisti. «L`aumento dell`Iva
si traduce a circa 135 euro in meno l`anno a
famiglia. Ed è noto purtroppo che alcuni commercianti
di recente sopraffatti dalle spese, dalle
preoccupazioni, si sono tolti la vita».