Agen: «Più 30% di Pil se la Sicilia finalmente sfruttasse il turismo» | Confcommercio - Imprese per l'Italia - Siracusa
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Agen: «Più 30% di Pil se la Sicilia finalmente sfruttasse il turismo»

Eliminare gli sprechi e puntare sulla messa in sicurezza delle città. Ma il tesoro resta sempre nel nostro comparto turistico

Catania, 28/06/2013

Per altri cinque anni rieletto alla guida di Confcommercio Sicilia. A Pietro Agen conviene senz'altro sviluppare quel senso dell'ottimismo che spesso lo contraddistingue, anche quando mette in fila i dolori del comparto che l'associazione rappresenta e, di conseguenza, di buona parte del tessuto economico.

«Ma sì, guardiamo il bicchiere mezzo pieno, anche se nessuno nasconde la parte mezza vuota. Però serve pensare che, arrivati qui, scivolati in una situazione oggettivamente drammatica, si può e si deve ripartire. Ecco, bicchiere mezzo pieno, allora». Pietro Agen, quindi, per dare continuità alla sua guida di Confcommercio Sicilia, dice subito che non è per nulla finita e che, in fondo, ci sono segnali che vanno colti nella loro interezza e nel loro essere straordinariamente esemplari.

«E' la politica che deve reagire, sono i partiti che devono rifondarsi, che devono trovare il modo di tornare ad essere credibili e, così, anche protagonisti del riscatto. Io credo che dalle elezioni amministrative in Sicilia siano arrivati segnali precisi della voglia di rinnovamento, di cambiamento che i cittadini hanno. L'elezione dei sindaci di Messina e di Ragusa va letta in questa direzione e deve essere monito per i partiti tradizionali. E per il governo regionale». Qui Agen conferma che il giudizio è sospeso su Crocetta, aspettando fatti, magari quella rivoluzione annunciata.

«Sì, a parole più volte. Nei fatti ancora aspettiamo che il governo metta in atto provvedimenti che siano davvero in grado di arginare quel caos che c'è nella cosa pubblica. Un caos che esiste a livello nazionale, ma che in Sicilia è doppio. Abbiamo detto e ribadiamo oggi che di fronte all'emergenza economica sarebbe indispensabile chiamare tutti ad un sacrificio, e l'idea di applicare contratti di solidarietà per decine di migliaia di dipendenti pubblici della Regione potrebbe portare a risparmi significativi. Invece assistiamo ancora all'esplodere di scandali che riguardano la Formazione, che anziché produrre professionalità e arricchire il territorio, è diventata fonte di arricchimenti e strumento di clientele. Qui la rivoluzione va fatta presto e bene, anche perché questo sistema ci è già costato troppo».

I commercianti non chiedono quattrini, dice ancora Pietro Agen. E non è una novità. Quel che chiedono, molto più semplicemente, è che vengano adottati provvedimenti che facciano ripartire l'economia. E il presidente ribadisce anche la ricetta: «Interventi immediati di messa in sicurezza dei centri storici della nostra regione attiverebbero quel moltiplicatore economico per cui su ogni 50 mila euro investiti, ne entrerebbero in circolo 200 e anche 250. Una serie di piccole opere, tra l'altro importanti anche per i cittadini, per la loro sicurezza, ma anche per rendere più attraenti per i turisti le nostre città. E sul fronte delle grandi opere, che si collegano al miglioramento della rete infrastrutturale, dunque della viabilità, bisogna avviare i lavori della Catania-Ragusa, ma pensare anche a completare con progetti seri e possibili l'anello delle autostrade, che oggi si ferma a Noto, ma che dovrebbe andare a congiungersi a Gela, Agrigento e al nord ovest della Sicilia, per poi girare su Palermo e Messina. Invece sento parlare di pressanti richieste per costruire nuovi aeroporti. Ma con una strada veloce si arriverebbe da Agrigento a Comiso in 25 minuti e non servirebbe nessuno scalo nella zona dei templi».

E per Confcommercio bisogna puntare una volta per tutte sull'industria del turismo, ma davvero, convinti e con strategie serie. «Molti studi dicono che in Italia il turismo vale l'8% del Pil, e con investimenti opportuni salirebbe al 16%. In Sicilia posso dire con certezza che se funzionasse questa industria porterebbe il nostro Pil sino al 30%. Però non è possibile cambiare continuamente assessori, dirigenti e idee. E le campagne promozionali, anche. La Spagna ne ha una uguale da 20 anni e oggi appena un tedesco o un olandese, o un americano la vede, riconosce la Spagna e le sue mete. Noi ne facciamo una, la lanciamo, non si fa in tempo a farla conoscere e si cambia. E nessuno identifica immagini e Sicilia. Errore madornale, che paghiamo a caro prezzo». La rivoluzione attesa in Sicilia, dunque. E a Roma? Che impressione fa a Confcommercio il governo Letta con i suoi decreti, i suoi provvedimenti?

«Molti bei titoli - dice Agen - ma ancora pochi contenuti veri, poca concretezza. Per rinviare l'Iva hanno alzato tutti gli anticipi fiscali, come dire che non sono ancora riusciti a intervenire sul taglio della gigantesca spesa pubblica per risparmiare un 1%. Non mi pare sia il passo giusto. La verità, se posso azzardare, è quella che mi disse anni fa un grande imprenditore catanese, Totò Conservo, che spiegò che per amministrare bene e risanare ci voleva un sindaco che governasse per cinque anni senza guardare in faccia nessuno e senza paura di perdere consenso. Ecco, mi pare che nel governo nazionale, al contrario, ci sia troppa attenzione per quel che sarà dopo, con le elezioni, e non per quel che sta accadendo oggi di disastroso».

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