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Via frutta e verdura dalle strade

la sentenza. La Cassazione vieta la venduta all'aperto per motivi igienico-sanitari. L'ira degli ambulanti

Siracusa, 15/02/2014

La Cassazione dice basta alla vendita all'aperto di frutta e verdura. Confesercenti e Confcommercio sottolineano invece la demarcazione tra autorizzati e abusivi. I commercianti che saranno sorpresi a esporre su strada le cassette con gli alimenti dell'ortofrutta rischiano una condanna penale punita con una sanzione per la violazione della legge riguardante la disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande.

La terza sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna inflitta a un uomo di Pomigliano d'Arco dal tribunale di Nola «per aver detenuto per la vendita tre cassette di verdure di vario tipo in cattivo stato di conservazione».

Il commerciante, ritenendo ingiusta la condanna, si era rivolto alla Suprema Corte poiché il giudice del merito, nel condannarlo, aveva sottolineato la collocazione all'aperto degli alimenti, esposti agli agenti atmosferici invece dell'evidente presenza di segni indicativi della cattiva conservazione o della mancata osservanza delle prescrizioni.

«Il cattivo stato di conservazione dell'alimento - si legge nella sentenza - può assumere rilievo anche per il solo fatto dell'obiettivo insudiciamento della sola confezione, conseguente alla sua custodia in locali sporchi ed é configurabile anche nel caso di condizioni igieniche precarie». E dunque era corretto l'orientamento del tribunale di Nola, secondo cui «la messa in commercio di frutta all'aperto ed esposta agli agenti inquinanti costituisce una violazione dell'obbligo di assicurare l'idonea conservazione delle sostanze alimentari».

La Coldiretti nazionale ha subito gridato allo scandalo, ritenendo lo stop un assist ai centri commerciali e ai supermercati. Dello stesso avviso Paola Gianì, presidente provinciale Anva (associazione venditori ambulanti) di Confesercenti: «Quindi tutti gli alberi di frutta o le verdure adiacenti alle strade dovrebbero essere coperti? Mi sembra una sentenza assurda». Pur comprendendo il principio che ha portato alla decisione dei giudici - la tutela della salute dei consumatori - Gianì sottolinea che proprio garantire la genuinità dei prodotti è di primario interesse dei venditori perché grazie a essa si pubblicizza l'attività del venditore.

«L'unico distinguo - aggiunge - è tra gli autorizzati alla vendita alimentare che applicano le norme igienico-sanitarie e chi, abusivo, le disconosce. Chi vende regolarmente ha il parere del biologo che controlla la qualità del prodotto ma può mostrare anche la verifica del mezzo dal punto di vista igienico. Purtroppo in questo periodo di crisi sono in molti a vendere abusivamente e servirebbe un maggiore controllo specie del personale sanitario».

Il presidente provinciale di Confcommercio, Sandro Romano, invece ritiene la sentenza «corretta e condivisibile» pur condividendo la posizione di Gianì sull'abusivismo commerciale. «La vendita di generi alimentari nei mercato rionali o con gli ambulanti - sottolinea - è legittima perché è conseguente al rilascio dell'autorizzazione e dunque alla certezza che la merce non sia in contatto con i gas di scarico».

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