Circoli che diventano discoteche, associazioni culturali che organizzano feste, pub che si trasformano in club notturni e spettacoli travestiti da flashmob.
Il divertimento abusivo prende piede anche a Siracusa con eventi spesso fintamente no-profit, organizzati a scopo di business per cui Confcommercio lancia l'allarme: «Per far ballare bisogna avere una discoteca - ha esordito il direttore generale Francesco Alfieri che ha organizzato in città una tavola rotonda sull'argomento - ed esistono parametri ai quali fare riferimento e per cui è necessario fare investimenti, anche costosi, senza poter prescindere da misure di sicurezza, autorizzazioni e tasse specifiche».
Ieri mattina Confcommercio con l'associazione italiana delle imprese di intrattenimento (Silb Fipe) ha presentato il nuovo progetto di qualità e sicurezza a tutela del divertimento, che prevede la creazione di una rete di controllo istituita con la collaborazione di guardia di finanza, Polizia, Carabinieri, Vigili urbani, Prefettura e Siae.
Il nuovo modello di impresa del divertimento che si sta diffondendo in città ha conseguenze negative sotto diversi aspetti: «Oltre ai pericoli a cui vengono esposti gli utenti di un locale che non è una vera discoteca e che molto spesso non possiede le adeguate misure di sicurezza - ha precisato il consulente legale nazionale di Silb Attilio Pecora - dietro feste abusive di celano spesso organizzazioni criminali finalizzate allo spaccio di stupefacenti e alla diffusione indiscriminata di alcolici, oltre agli inimmaginabili livelli di evasione fiscale».
E mentre a Siracusa la movida sembra essere ad un passo dal crollo, da Ortigia è pronta subito a levarsi la voce di gestori e proprietari di locali che animano quotidianamente con sacrificio e sforzo in periodo di crisi, quel po' che resta della bella Siracusa by night: «Non siamo certo noi gli abusivi - dicono al di là del bancone di un noto locale ortigiano - non facciamo altro che mettere musica e servire da bere solo ai maggiorenni.
In Ortigia non abbiamo discoteche e nessuno dei locali del centro e delle zone appena vicine vuole esserlo. Paghiamo regolarmente le tasse, la Siae annuale e occasionale in base alle band che ospitiamo o alla musica che mandiamo in ascolto. C'è molta differenza tra noi e una discoteca e vogliamo che di questo se ne accorgano anche siracusani e turisti. Il vero pericolo è altrove».