Consumi e produzioni crollano Gli esercenti: «Uniamo le forze» | Confcommercio - Imprese per l'Italia - Siracusa
Lunedì 22 Luglio 2024
NOTIZIE

Consumi e produzioni crollano Gli esercenti: «Uniamo le forze»

numeri "neri". Confagricoltura: «Le famiglie non acquistano più»

08/07/2014

Stagnazione dei consumi: specchio di un disagio occupazionale e sociale senza precedenti. Con i livelli di disoccupazione giovanile che nella provincia aretusea, secondo i dati forniti da Bankitalia, si attestano al 53,8%, a cui si somma un 23,1% di disoccupazione relativo a residenti ultra trentenni, dato quest'ultimo emerso da un sondaggio effettuato dalla fondazione Res, l'uscita dalla crisi diventa una chimera irraggiungibile.

A oggi sono oltre 29mila gli iscritti all'ufficio di collocamento in cerca di occupazione, un numero ragguardevole che cresce di ora in ora e che è l'inevitabile conseguenza della perdita di oltre 25mila posti di lavoro negli ultimi due anni. A tutto ciò si aggiunge la difficoltà, che si traduce in morosità, della maggior parte delle aziende siracusane nel rispettare le scadenza per il pagamento degli stipendi, che rimangono in arretrato di diversi mesi, e la crisi che ha colpito nei mesi scorsi il governo regionale, determinando ulteriori ritardi nei pagamenti di un'altra abbondante fetta di lavoratori.

Una crisi socio-economica che assume, dunque, il volto delle oltre 5mila famiglie che nella provincia aretusea vengono assistite dalla Caritas e di altre, che si trovano costrette ad affidarsi al sostegno offerto da genitori, amici e parenti. Una realtà in cui la tanto agognata pensione non rappresenta più la possibilità di una vecchiaia serena, dopo una vita di lavoro e rinunce; ma un assegno di mantenimento per figli impossibilitati a provvedere ai bisogni della famiglia a cui hanno dato origine, fiduciosi nel futuro.

Con queste premesse appare evidente che il commercio non può che navigare in un mare tempestoso, poiché l'economia per risollevarsi non può prescindere da una ripresa stabile dei consumi da parte dei residenti, che continuano, peraltro, a diminuire numericamente in un fuggi fuggi generale in cerca di occupazione. La popolazione residente nella provincia aretusea dall'ultimo censimento del 2002 si è, infatti, contratta di 16.000 unità, traducendosi in 16.000 consumatori in meno, con un decremento del 12%, dato che ci vede ai primi posti di una classifica regionale il cui andamento medio fa, invece, registrare una crescita della popolazione residente in Sicilia dello 0.8%.

Dato determinato non soltanto dal calo delle nascite degli ultimi anni, ma anche e soprattutto dal fatto che molti siracusani si trovano costretti, come nel dopoguerra, ad allontanarsi da casa in cerca di fortuna; unendosi, così, al popolo dei migranti che quotidianamente giungono sulle nostre coste. In un in simile scenario, che vede i siracusani al verde e in fuga, il calo dei consumi non risparmia alcun settore; abbattendosi con forza anche sui beni di prima necessità.

Sandro Romano, presidente provinciale di Confagricoltura: «Per avere la misura del degrado socio economico che stanno vivendo le famiglie aretusee basta far riferimento al calo delle vendite dei beni di prima necessita. Soltanto per fare un esempio la distribuzione nella nostra provincia del lievito da panificazione è diminuita nell'ultimo anno dell'8%. Dato che ci fa capire come panifici e pizzerie hanno diminuito la loro produzione a seguito di una contrazione delle richieste. Siamo quindi giunti al punto in cui la gente è realmente costretta a togliersi il pane di bocca». Quali, sono allora, le possibili strategie da attuare affinché il commercio possa sopravvivere alla spirale recessiva che rischia di fagocitarlo?

«La fase che stiamo attraversando - prosegue Romano - bisogna interpretarla non tanto come un momento di crisi; ma come un punto di svolta, di cambiamento in cui il commercio se vuole sopravvivere deve percorrere nuove strade. Gli esercenti non possono più rimanere chiusi nel proprio individualismo, come hanno fatto da sempre, guardando soltanto all'interno del proprio orticello. Chi continuerà con questo atteggiamento si condannerà ad una lenta e sicura agonia. L'unico modo per vincere le sfide che il cambiamento in atto ci impone è quello di tentare di rimanere uniti, mediante forme di collaborazione e associazionismo che ci impongano sul mercato come una forza coesa, propositiva in termini di servizi al cliente e accoglienza».

   Seguici su Facebook