Il crollo del prezzo del petrolio che non ha effetti immediati sul prezzo alla pompa nei distributori siciliani sta alimentando il dibattito tra gli stessi operatori del settore.
«Il gestore - ha detto Maurizio Squillaci, vicepresidente nazionale della federazione dei gestori degli impianti di carburante stradali, riprendendo le parole del coordinatore di Assopetroli Luciano Parisi - è l'ultimo costo della filiera che poi "crea" il prezzo alla pompa. Le voci relative al gestore incidono per 3,5 centesimi per ogni litro di carburante. E non mi sorprende che negli impianti senza gestore il prezzo sia più basso di 10 o 15 cents al litro».
Squillaci è tra quelli che propone - ma si tratta più di una provocazione che di una ipotesi percorribile - del ritorno al prezzo controllato da parte dello Stato: «I consumatori penso si siano accorti che il Governo, qualunque esso sia, non ha mai contestato l'aumento del carburante. Non lo fa perché quando aumenta lo Stato fa cassa due volte. E il bello è che con i provvedimenti contenuti nella Legge di Stabilità è molto probabile un aumento delle accise. Gli automobilisti sappiano che ogni 10 euro spesi per fare rifornimento 7 vanno allo Stato».
Squillaci ha anche qualche dubbio sulla ipotesi della ristrutturazione della rete: «Aumenterebbe l'erogato medio e quindi diminuirebbero le spese ma vi siete mai chiesti perché le aziende hanno venduto ai privati gli impianti piccoli? Se ne sono semplicemente liberati mettendo a rischio la sicurezza».
Senza contare che la ristrutturazione della rete avrebbe anche conseguenze sul piano occupazionale visto che in Sicilia gli addetti sono quasi 10 mila.
«La nostra proposta - dice Squillaci che è della Confcommercio - è quasi "eversiva". Al di là di quello che impone la Ue e lo stesso Antitrust la soluzione è tormare al prezzo controllato stabilito dallo Stato. È l'unico sistema per far sì che le Compagnie petrolifere la smettano di dettare loro le regole e i prezzi».
Squillaci ha anche posto l'accento sul proliferare delle pompe senza gestore, dove cioè l'automobilista fa da solo rifornimento: «Se si fa una analisi del rischio - dice subito Squillaci - bisogna dire che il carburante è considerato una merce pericolosa e inoltre è cancerogena "a crudo", anche se è vero che il cliente non è esposto come lo è un addetto. In alcuni paesi, come ad esempio l'Olanda, c'è una inversione di tendenza e si sta tornando al servito. Mi sembra la dimostrazione che in Italia ci sia qualcosa che non quadra. Non ci deve deve essere l'equivoco del consumatore costretto grazie ad uno sconto a rifornirsi da solo, sottovalutando però le questioni legate alla sicurezza e alla salute».
E sempre in difesa dei gestori («che - dice Squillaci - paradossalmente incassano di più quando il prezzo è più basso perché guadagno a litro venduto») il vicepresidente nazionale della federazione che riunisce i gestori degli impianti di carburante ha anche posto un altro "problema": «Di fatto il gestore fa l'esattore dello Stato investendo i propri capitali».