Incontro programmatico stamane nella sede di via Laurana con Confindustria e Api con i presidenti rispettivi Diego Bivona e Paolo Lentini. A fare i saluti di casa è stato il presidente Confcommercio Sandro Romano. L'intento è quello di giungere alla sottoscrizione di un documento congiunto da consegnare al Prefetto Castaldo contenente il decalogo contro il racket.
Il focus è stato illustrato dal direttote Confcommercio, Francesco Alfieri, il quale ha rendicontato sugli esiti di un questionario online inviato tra gli associati su cause effetti dell'estorsione. «Occorre togliere gli elementi economici alle organizzazioni - ha detto Alfieri - considerato che l'usura è in aumento in provinicia di Siracusa. Con questo dato si è aperto stamattina il focus di Confcommercio sulla recrudescenza del racket che torna a colpire in maniera insistente specie nel capoluogo.
Quali azioni a protezione delle imprese? Quali le iniziative messe in atto dai privati? Alcuni dati sottolineano delle esigenze precise: telecamere videosorveglianza, assicurazioni, denunce (38%), la vigilanza, le vetrine corazzate, le richieste informali verso la Polizia in leggero calo. Si da insomma più fiducia alle associazioni private rispetto alle istituzioni locali per fare da collante con la forza dell'ordine. Si registrano maggiori interventi con le associazioni di categoria e l'aumento anche del volume di azione dell'antiracket. In calo la percezione dell'efficacia delle pene contro reati criminali legati all'estorsione e ci sarebbe la propensione verso un inasprimento della pena.
Ma i responsabili dei reati stanno effettivamente in carcere? Dalle slide di Confcommercio, il risultato di un questionario online tra gli associati esercenti, parrebbe proprio di no. Un dato che suscita clamore al pari dell'idea di legalità, non più «individualista» (difesa personale) ma collettiva incoraggiando ad una reazione collegiale di tutte le associazioni, le categorie, le istituzioni.
«Sicuramente questa recrudescenza va interpretata in vari modi - dal furto nelle villette agli atti intimidatori - ha commentato Romano - A seguito allo smantellamento di alcune organizzazioni si sarebbero liberati degli spazi e ora pare che i fiancheggiatori vorrebbero occupare il territorio. Da qui stamattina partirà un documento di sostegno alle forze dell'ordine alla Prefettura e avanzare delle proposte.
Come risolvere il problema del racket? Per Sandro Romano è semplice: «Basta modificare quelle norma del codice civile che consente di risolvere in maniera unilaterale la risoluzione del contratto da parte dell'assicurazione. Accade che ad ogni sinistro patito, l'assicurazione disdice il contratto. Sembrerebbe un incoraggiamento a sottostare alla «protezione» del racket. Quando invece basterebbe garantire un obolo sulla tranquillità».
Inquietante in questo momento il fenomeno dell'usura. «Avevamo pensato di realizzare una sorta di telefono verde in collaborazione con la Prefettura per comunicare degli elementi di cui spesso si ha vergogna a denunciare - annuncia Romano - e girarli alle forze dell'ordine. Oggi ci sono dei sistemi di indagini che consentano alla vittima di restare nell'anonimato».
Messaggio di solidarietà anche da parte del presidente della Confsercenti Giuseppe Vaques che invita a camminare insieme sullo stesso fronte. Emerge un'altra istanza a chiara voce: inasprimento delle pene. «I livelli sono due, bisognerà che le nostre organizzazioni a livello regionale e locale possano esercitare una pressione discreta affinche vengano inquadrati questi tipi di reati».
Paolo Lentini (presidente Sicilia Impresa): «Sul piano locale credo che occorra intanto lavorare molto su una maggiore presenza e presidio sul nostro territorio da parte delle forze dell'ordine. Dopodicchè lavorare sulle organizzazioni che sono vicine alle imprese, penso al sistema camerale ed aggredire innanzitutto l'abusivismo. Convincere commercianti, artigiani e titolari di impresa a denunciare senza poter essere subito oggetto di ritorsioni».
Diego Bivona (presidente Confindustria) si richiama alla coesione di tutte le forze datoriali affinche si combatta non solo tramite marce e manifestazioni di solidartietà ma ponendo forte il quesito su cosa possiamo fare per combattere questo sistema vizioso? Un problema culturale diffuso quello della mancanza di legalità. Pertanto, occorre incentivare tra i nostri stessi associati lo spirito di collaborazione, incoraggiare a denunciare. Collaborare non solo in termini di solidarietà ma attraverso la denuncia. Solo cosi si potrà combattere il clima omertoso».
Le indagini condotte dall'azienda JfK danno la percezione di quanto e come viviamo il nostro territorio. Non c'è dubbio, la criminalità nasce da un disagio economico. «Si parla di racket ma stranamente non di corruzione - ha specificato Bivona - Dobbiamo andare alla radice, dobbiamo eliminare il disagio. Malversazione, tangenti negli enti pubblici e privati uniti a droga e quant'altro ingrassano le fila delle criminalità organizzata dedita alla corruzione».
Sandro Romano spiega l'azione preventiva di Confcommercio: «Da tempo inseriamo ore facoltative nei nostri corsi di formazione sulla legalità con la presenza di ufficiali di carabinieri, finanza, polizia, capitaneria di porto e agenzia delle dogane. Per le vittime del pizzo, abbiamo creato l'incontro con gli enti preposti e messa la vittima nella condizione di stare serena».
Confcommercio incontrerà presto la deputazione del sud est alla vigilia delle feste di Natale con il coinvolgimento delle forze sociali e sindacali. In previsione l'istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime taglieggiate da rimpinguare con eventi che tutte le associazioni di categoria organizzeranno insieme e col pieno coinvolgimento della Camera di Commercio, le istituzioni e le attività in grado di mettere risorse.