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E' la crisi, hotel chiusi per ferie

Confcommercio: «Turisti dirottati». I sindacati: «E c'è chi licenzia con troppa facilità»

Siracusa, 16/01/2013

Il settore alberghiero va in ferie e la disoccupazione incalza. Terminate le festività natalizie, che hanno riconfermato il trend negativo degli scorsi mesi, con un quasi totale azzeramento dei flussi turistici, gli alberghi di lusso stagionalizzano l'apertura e danno appuntamento alla prossima primavera.

Chiudono i battenti per un periodo di tempo, al fine di ammortizzare gli alti costi di gestione che derivano dal tenere operative strutture ricettive imponenti e quasi del tutto deserte. Un fenomeno che riguarda soprattutto gli alberghi di fascia alta e che si riduce notevolmente al diminuire delle stelle. A tirare un brutto scherzo al turismo aretuseo, oltre alla crisi, intervengono i tour operator. «La crisi - spiega Sandro Romano, presidente provinciale Confcommercio - è di certo un fattore determinante nel precipitare dei flussi turistici, a cui si aggiunge l'operazione di depistaggio portata avanti dai tour operator; i quali dirottano le presenze turistiche verso altri Paesi del mediterraneo più competitivi sotto il profilo dei prezzi. Gli elevati costi di esercizio, congiuntamente agli elevati costi salariali ben diversi da quelli tunisini e marocchini, penalizzano le strutture locali di alto profillo che perdono importanti fette di mercato».

Altra spada di Damocle, che pende sulla testa degli albergatori, è rappresentata dall'incerta questione Inda. Le rappresentazioni classiche costituiscono, infatti, l'unico vero e proprio attrattore in grado di scuotere l'andamento dei flussi e di determinare un inizio anticipato della stagione estiva. Il danno che ne deriverebbe, qualora il ritardo nella nomina del sopraintendente cagionasse lo sfumare per quest'anno dell'evento teatrale, sarebbe inestimabile per tutti coloro che operano nel settore turistico.

«I timori - conclude Romano - ci sono e sono anche ben fondati poiché quando le decisioni sono affidate alla politica, come ben si sa, può realmente accadere di tutto, nonostante le continue rassicurazioni che ci giungono dal consiglio di amministrazione dell'Istituto».

Ma il costo più alto delle chiusura invernale delle strutture de lux si paga in termini occupazionali. Così spiega il fenomeno Stefano Gugliotta, segretario generale presso Filcams Cgil: «Nelle realtà in cui i sindacati sono presenti si tenta, spesso con successo, di fare ricorso agli ammortizzatori sociali. Ma in tutti quei casi in cui i sindacati vengono lasciati fuori si assiste a risvolti drammatici per i lavoratori dipendenti. Si licenzia con grandissima facilità, spingendo così i dipendenti a iscriversi nelle liste di mobilità non remunerate, nella speranza poi di venir riassunti all'apertura».

«Frequenti anche i casi in cui i lavoratori vengono costretti a licenziarsi, così da non poter nemmeno recepire la disoccupazione, per poi venir riassunti con tutti gli sgravi fiscali che ne derivano». I fenomeni speculatori sono, dunque, all'ordine del giorno, per un settore come quello terziario in cui la nota dolente è rappresentata dalla quasi totale assenza di forme di tutela: «Chiediamo all'Inps - prosegue Gugliotta - di mettere in moto meccanismi di ispezione. Non sono pochi, infatti, gli alberghi che durante il periodo di chiusura cambiano la ragione sociale, formando una nuova srl al solo scopo di accedere ad ulteriori sgravi».

L'unica cosa certa in questo meccanismo impazzito è rappresentata dall'azzeramento degli scatti di anzianità aziendale per i lavoratori, che si trovano ogni volta costretti a ricominciare da zero con retribuzioni che non superano mai le soglie minime.

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