Sandro Romano, Siracusa non ha più i requisiti per avere ancora la Camera di Commercio | Confcommercio - Imprese per l'Italia - Siracusa
Giovedì 9 Maggio 2024
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Sandro Romano, Siracusa non ha più i requisiti per avere ancora la Camera di Commercio

Il presidente di Confcommercio Siracusa Sandro Romano interviene a gamba tesa e denuncia la strana posizione assunta dal vice presidente della Camera di Commercio di Siracusa, reo a suo dire di aver convocato un incontro con la deputazione regionale siracusana, convocando nel frattempo i consiglieri camerali ma escludendo in maniera decisa e capziosa lui e Michele Marchese, rei di essersi ribellati all`ordine del ras.

Siracusa, 22/06/2016

Il presidente di Confcommercio Siracusa Sandro Romano interviene a gamba tesa e denuncia la strana posizione assunta dal vice presidente della Camera di Commercio di Siracusa, reo a suo dire di aver convocato un incontro con la deputazione regionale siracusana, convocando nel frattempo i consiglieri camerali ma escludendo in maniera decisa e capziosa lui e Michele Marchese, rei di essersi ribellati all'ordine del ras. Denuncia inoltre la situazione che si è venuta a creare a seguito della riunione dei consiglieri camerali di Siracusa, e sulla strana riunione inserisce una riflessione sulla terra di Sicilia, che da sempre è stata terra di sperimentazione socio-politica, ma oggi siamo veramente alla teoria dell'assurdo, dove si arriva sull'orlo del precipizio nell'applicare leggi e impegni sottoscritti.

«Come spieghiamo alle aziende - scrive Sandro Romano - che una classe dirigente, anziché risolvere il problema del lavoro, sviluppando progetti innovativi o ancor meglio creando reti d'impresa per fronteggiare lo strapotere dei grandi gruppi internazionali, litiga per chi deve sedere sulle poltrone nonostante la chiarezza delle norme e delle regole?»

«Sembrerebbe, come riportato dai giornali, che persino la deputazione aretusea si è scomodata per chiedere a gran voce la fuoriuscita di Siracusa dalla mega Camera di Commercio».

«Non si comprende poi cosa stia succedendo. Una schizofrenica condizione di massa sembrerebbe abbia colpito un ceppo etnico ben preciso, che induce la gente a dire tutto il contrario di tutto, ribaltando la verità incontrovertibile dei fatti».

«Tralasciamo, per meglio capire la posizione, afferma ancora Romano, Siracusa non ha i requisiti per avere ancora la camera di commercio e che Ragusa non ha intenzione di uscire dall'accorpamento e di trasgredire le regole nazionali. Tuttavia, non possiamo non sottolineare una caduta di stile nei confronti di due associazioni come Confcommercio e Casartigiani, escluse deliberatamente dal dibattito con la deputazione, visto che anch'esse fanno parte del Consiglio camerale, evidentemente colpevoli di rivendicare una coerenza di azione a favore di quanto unanimemente già stabilito in sede camerale a Siracusa».

«L'assurdo della tesi di alcune associazioni di categoria consiste nel fatto che inizialmente l'accorpamento delle tre province andava a tutti bene, quando, invece, hanno verificato che avrebbero perso le poltrone occupate da anni, perdendo, di fatto, la gestione dell'aeroporto di Catania e di altri sottogoverni, hanno gridato allo scandalo e ai brogli, tentando una fuga dal sottopassaggio segreto».

«Ma, al di là delle modalità irregolari di tutta quest'azione - scrive Romano - sostenuta da associazioni di fatto decadute dalla camera di commercio di Siracusa, che affronteremo nelle sedi opportune, rimane l'imbarazzo italiano, di vedere importanti associazioni gridare allo scandalo soltanto perché non è stata riconfermata loro la poltrona, soltanto perché hanno perso e non sanno/possono, accettare il verdetto dell'arbitro. Un imbarazzo nei confronti delle sedi camerali di tutta Italia che hanno sempre guardato il nostro territorio con interesse produttivo».

«Vivendo in uno Stato democratico, dove esistono tre gradi di giudizio, chi si sente realmente offeso può rivolgersi agli organi competenti e verificare gli eventuali brogli. E' impensabile, invece, di dare questa immagine irrispettosa nei confronti dell'intera Sicilia, soltanto perché non si riesce ad accettare una naturale e democratica sconfitta».

«L'assessore Lo Bello, infine, conclude Romano, ha semplicemente applicato la legge, così come hanno fatto tutti i funzionari e commissari intervenuti in questi processi elettivi, tutto il resto è, e rimane, bramosia di piccolo quartierino».

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